Secondo un proverbio molto diffuso, “bacco tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere”. Nei fatti invece il primo dei tre elementi, ovvero il vino rosso, se assunto con moderazione avrebbe al contrario conseguenze benefiche su flora intestinale, obesità e livelli di colesterolo. Ecco la spiegazione condivisa dalla squadra di nutrizionisti di Serenissima Ristorazione. Secondo le evidenze emerse da una ricerca che ha coinvolto un campione di 3.000 volontari tra Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi, il vino rosso si è rivelato molto più benefico per il microbioma dell’intestino rispetto ad altri alcoolici come vino bianco, sidro e birra: questo grazie ai polifenoli, in particolare ai resveratroli, di comprovata efficacia nel contrasto all’invecchiamento, alle infiammazioni e nel contenimento di valori troppo elevati di colesterolo. Inoltre, questi polifenoli sono anche importanti perché svolgono un’azione di riequilibrio tra batteri considerati buoni e quelli invece dannosi contenuti all’interno della flora intestinale: un’eccessiva presenza di questa seconda tipologia, infatti, può essere deleteria per il sistema immunitario, per il peso e per i livelli di colesterolo. Chiaramente le evidenze riscontrate in questa ricerca non devono essere lette come un via libera all’eccesso nel bere, sconsigliato anche dal team di nutrizionisti di Serenissima Ristorazione poiché espone, al contrario, alla maggiore incidenza di patologie anche serie, come ad esempio alcune tipologie di tumori e malattie cardiovascolari. Per beneficiare in modo ottimale del vino rosso, è dunque sufficiente consumarne un bicchiere ogni 15 giorni circa.